Yin Yoga Inverno

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Nella Medicina Tradizionale Cinese, l’inverno è la stagione del massimo Yin, la massima contrazione e staticità, ed è il momento dell’anno nel quale è particolarmente necessario trovare il tempo di fermarsi e ritirarsi in sé stessi per poter ricaricare le energie. Noi siamo un microcosmo che vive in un macrocosmo e, come gli animali vanno in letargo o sfruttano questa stagione dell’anno per riposarsi e vivere nei ripari creati in autunno, anche noi dovremmo seguire l’istinto di riposo massimo e di raccoglimento. Le giornate in questa parte dell’anno sono più brevi, il buio prevale sulla luce.
L’elemento associato alla stagione invernale è l’Acqua. Essa rappresenta il grande Yin, il massimo della profondità, i nostri abissi marini, il nostro lato misterioso e nascosto; in natura rappresenta sia il riposo e la cristallizzazione, sia la sorgente zampillante, la vita e il suo scorrere. Quella dell’Acqua è l’energia più profonda: legata al grembo della terra, e nella donna all’utero in gestazione, nel cui liquido amniotico galleggia il feto.
Il nostro corpo fisico è composto circa del 60-65% di acqua, percentuale molto maggiore in età infantile e molto minore in età senile.

L’acqua la possiamo percepire in tutto il nostro corpo e sotto differenti forme:

  • nel flusso sanguigno;
  • nelle articolazioni (liquido sinoviale);
  • nelle lacrime, nel sudore, nell’urina;
  • nel liquido amniotico;
  • nel cervello e nel midollo spinale (liquido cranio – sacrale);
  • fra gli organi;
  • fra le cellule (fluido interstiziale).

È meraviglioso pensare a quanto noi siamo connessi con il mondo tramite la nostra stessa composizione organica.
Nella nostra visione occidentale del mondo e nella diffusa visione occidentalizzata, l’autunno e l’inverno sono due stagioni che non permettono un riposo profondo del corpo-mente, in quanto sono momenti di grande produttività lavorativa post-vacanze estive.
Quindi, come possiamo comportarci a riguardo?L’Inverno è il momento ideale per l’ascolto di sé stessi e la quiete di questa stagione ci conduce ad una maggiore introspezione. Nonostante la frenesia del quotidiano, infatti, ricerchiamo più momenti in cui rilassare e rigenerare il nostro corpo.
Squilibri della stagione: mancanza di energia vitale, problemi alle articolazioni, dolori alle ossa, difficoltà a rilassarsi, apatia, gonfiori, cattiva circolazione e pesantezza.

L’organo e il viscere connessi a questa stagione sono il Rene e la Vescica Urinaria e nella pratica andremo a trattare principalmente proprio questi meridiani.

Reni

Nella tradizione taoista, I reni rappresentano la nostra Forza Vitale, sono la nostra “batteria”, la nostra riserva di Energia, vengono definiti “l’inizio e la fine della vita”.

Infatti i Reni sono la soglia tra il pre-natale (Jing del Cielo Anteriore) e il post-natale (Jing del Cielo Posteriore). Il Jing si divide in una parte Ancestrale o Ereditaria (c.d. del Cielo Anteriore) che abbiamo avuto in eredità dai nostri genitori nel momento del concepimento e che è destinato nel corso della vita, fisiologicamente, a consumarsi progressivamente fino al suo inevitabile esaurimento (è come una batteria che ci è stata data in eredità) e il Jing acquisito (o del Cielo Posteriore) che corrisponde al rifornimento, al ristoro energetico che possiamo dare al Jing Ancestrale, tramite l’energia ricavata da una corretta alimentazione/digestione; dall’aria e dalla respirazione e da tutte le norme igieniche e salutari preventive che possiamo adottare nella vita (regolarità del ritmo sonno/veglia, corretta vita sessuale, trattamenti di agopuntura, fitoterapia, massaggi energetici, pratiche di meditazione e le ginnastiche dinamiche e respiratorie del Qi Gong o Tai Chi o Yoga), oltre che dalla coltivazione di buone relazioni interpersonali e da pensieri di pace e compassione.

In tal modo potremo “conservare” e non sprecare l’Essenza Ancestrale, potremo conservarla più a lungo, non la consumeremo nelle situazioni di stress e potremo così prolungare la durata della nostra vita in condizioni di buona salute.

Vescica Urinaria

Il meridiano della Vescica Urinaria, con i suoi 67 punti è lungo dalla testa ai piedi.
È il primo Canale Energetico (insieme a quello di Intestino tenue) che si attiva per proteggere dalle aggressioni di Freddo e Vento. Svolge un’importante azione di difesa, antinfettiva.
Il meridiano controlla le nostre energie profonde e non coscienti. In lui risiedono i principi di tutti i nostri archetipi: sociali, familiari, culturali e personali. Governa la nostra forza interiore, la nostra resistenza e resilienza e soprattutto la nostra forza di volontà, quindi la capacità di “passare all’azione”. Dall’altra parte il meridiano controlla l’abilità di ascoltare noi stessi, di accettare ciò che ci accade.
A livello fisico la vescica si occupa della fase finale della trasformazione delle energie, eliminando attraverso l’urina le tossine e le scorie dell’organismo. A livello emotivo tutto questo si traduce nell’abbandono dei “vecchi ricordi”, dei vecchi schemi comportamentali che portiamo con noi nonostante non siano più adatti alle situazioni che ci troviamo ad affrontare.
Rene e Vescica influenzano la capacità di agire con energia e risolutezza.

AYURVEDA

Troviamo un accordo e dei punti in comune tra MTC e Ayurveda: anche per la scienza indiana infatti la stagione invernale è associata al dosha Kapha, ovvero la tipologia costituzionale formata dall’unione dell’elemento ACQUA e dell’elemento TERRA, e che ha tra le sue caratteristiche principali quelle di essere pesante, lento, freddo, statico e denso (possiamo pensare al fango, dato dall’unione di questi due elementi).
Kapha è il Dosha (sostanza vitale) responsabile del sistema immunitario e della circolazione dei liquidi nel corpo. Si occupa inoltre della resistenza dei tessuti e della lubrificazione delle giunture, apporta umidità alla pelle, favorisce la guarigione delle ferite, e dona forza, vitalità, energia e stabilità.
Come sempre, fondamentale per le difese immunitarie è l’azione preventiva, fatta di un cambio nelle nostre abitudini, nello stile di vita come a tavola nell’appropriata ginnastica per rinforzare i meridiani.
Quindi, innanzitutto, non permettere al freddo di penetrare in profondità, non è il freddo in sé che fa ammalare, ma il freddo improvviso che coglie impreparato l’organismo.
Proteggere in basso i piedi, in alto il collo e la gola, al centro l’area lombare (per contrastare lombalgie e sciatalgie).

A livello energetico l’elemento acqua risiede in Swadhistana Chakra.

Swadistana si trova nella parte bassa del bacino, a livello del plesso sacrale.
Governa i fluidi del nostro corpo, l’espulsione dell’urina, del sudore e delle lacrime, il fluire del sangue e della linfa. Gli organi presieduti da Swadistana sono i reni, mentre nel sistema linfatico sono le ghiandole di riproduzione.
È un centro molto importante, legato al subconscio, è il luogo dove risiedono le nostre emozioni (viene chiamato chakra emozionale).
Se swadistana è in equilibrio cresce la nostra voglia di vivere, la nostra gioia, la nostra voglia di creare e di amare. Se swadistana non è in equilibrio, la vitalità viene a mancare, lasciando spazio ad apatia e depressione.

Acqua

L’acqua è fedele alla natura fluida dello scorre incessante, inarrestabile, sempre puro e vitale; regala la capacità di non fissarsi troppo, di scorrere in avanti.
E’ la capacità di adattarsi: l’acqua non avendo forma si adatta al recipiente che la ospita, senza però identificarsi con esso, senza perdere il proprio obiettivo. E’ proprio il dono dell’adattabilità che contrasta lo stress! Acqua è la capacità di accettazione di sé e degli altri, la facoltà di non farsi spaventare dagli eventi della vita ma di fluire con essi, la forza di tener duro; ed è anche simbolo dell’empatia, grazie alla connessione profonda tra il proprio Sé (interiorità profonda) e l’immensità (la vita che accade).
Quando l’energia dell’Acqua è in salute abbiamo molta capacità di adattamento. Quando siamo spossati e ci sentiamo sopraffatti dagli avvenimenti, bisogna tonificare l’energia dell’Acqua.
Se volessimo associare un motto all’Acqua, esso sarebbe: “Io voglio“, ed infatti l’acqua vuole raggiungere il suo obiettivo (sfociare nel mare) in tutti i modi possibili ed immaginabili, e alla fine ci riuscirà qualsiasi sia il percorso, le difficoltà e le traversie che dovrà affrontare.
Raggiungerà il mare dopo essere stata sorgente, ruscello, fiume, cascata, lago, dopo avere scavalcato massi o aggirato montagne; è capace di scomparire dalla superficie e di continuare il suo percorso sotterraneo, di ricomparire in superficie in maniera carsica, può farsi nebbia, nuvola, mutarsi in pioggia, neve o ghiaccio, sempre per perseguire la sua meta naturale. E la raggiungerà.

 “Ecco come bisogna essere! Bisogna essere come l’acqua. Niente ostacoli – essa scorre. Trova una diga, allora si ferma. La diga si spezza, scorre di nuovo. In un recipiente quadrato, è quadrata. In uno tondo, è rotonda. Ecco perché è più indispensabile di ogni altra cosa. Niente esiste al mondo più adattabile dell’acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.”

Emozioni

L’emozione che tradizionalmente viene associata al Rene è la paura.
Ma in realtà questa è l’emozione negativa che ne comporterà, laddove eccessiva o continuativa, l’esaurimento.
L’emozione fisiologica del Rene consiste nella cautela (timore) che ci guida nelle nostre scelte di vita.
Facciamo un esempio: sto attraversando un incrocio trafficato o dei binari. E’ ovvio che devo aver paura di finire sotto una macchina o sotto al treno, ma non per questo avrò paura dei binari o degli incroci quando li attraverso, in condizioni di sicurezza, o quando il passaggio a livello è alzato e non arriva nessun treno.
Quindi l’emozione fisiologica consiste in quel fisiologico “eustress” che mi permette di rispondere ad uno stimolo potenzialmente nocivo, preservando la vita e scegliendo bene cosa fare.
Quando invece questo timore diventa eccessivo, continuativo e si sgancia dalla causa che l’ha provocato, o perdura ad oltranza, si genera il sentimento negativo della Paura, che consuma e indebolisce il Rene (la sua carica vitale), fino a sfociare in una situazione di Panico che è definito come “la paura che non ha genitori” o “la paura di aver paura”.
E’ tipico dell’attacco di panico l’irrazionalità e la completa inefficienza del nostro agire, che possono andare dagli eccessi agitanti del fuoco in testa (vampate di calore, sudorazione, brividi, palpitazioni, agitazione, confusione mentale, cefalea, tremori e comportamenti irrazionali), ad estremi paralizzanti opposti come impietriti, bloccati dalla paura (sensazione di collasso o svenimento, tremori delle gambe, ginocchia che cedono, incontinenza degli sfinteri, freddo ai piedi, incapacità di reazione).

In MTC lo Spirito che anima i Reni è lo ZHI, cioè la Volontà, l‘istinto di sopravvivenza o la volontà di vivere: è una forza incommensurabile e molto potente che porta a tradurre in atti pratici e concreti il volere del Cuore che lo ispira e lo muove.
E’ in primis desiderio di sopravvivere e di riprodursi, ma anche volontà di portare a termine gli obiettivi prefissati, di focalizzarsi su determinati traguardi e raggiungerli.
E’ quella spinta che ci fa trovare la giusta strada nella vita, perseguire i nostri sogni e promuovere la nostra realizzazione umana, affettiva, professionale.
Se lo Zhi renale è troppo forte e non segue più il consiglio moderatore del Cuore, l’individuo diventa un arrivista che si isola dal contesto sociale e familiare, diventa disinteressato agli altri, emotivamente distaccato e sospettoso al fine di raggiungere gli obiettivi sempre più ambiziosi che si propone, in un vortice di egocentrismo e indifferenza per chi lo circonda.
Se invece lo Zhi è debole, l’individuo non riesce a portare a termine i suoi progetti, sviluppa un senso di stanchezza ed apatia, si disperde in mille distrazioni, cambia idea, non si radica in nessuna iniziativa e finisce col diventare superficiale ed inconcludente. Talora diviene vittima di fobie e paure.

Secondo la fisiologia sottile, siamo nell’ambito delle emozioni, quelle sensazioni psicofisiche che ci fanno letteralmente muovere, spesso in modo inconsulto. Se l’acqua è calma, invece, non c’è movimento che turbi. L’azione che mettiamo in atto in seguito al sorgere di un’emozione diventa allora una risposta consapevole, non una reazione automatica. In altre parole, possiamo sfruttare la portata della carica emotiva e affidarci al suo flusso cavalcando l’onda. Un po’ come fare surf…

Le emozioni rivelano importanti segnali sul nostro stato psicofisico. Imparare a decifrare il messaggio di cui sono portatrici è fondamentale per vivere con maggiore consapevolezza e vedere in fondo a noi stessi che cosa ci muove. E’necessario imparare a “calmare le acque”. Proprio come quando la superficie di un lago è limpida ci sono due livelli che s’intersecano: le immagini di ciò che sta sopra e intorno, che si riflettono sullo specchio d’acqua, e quello che giace sul fondo, che emerge chiaramente. In questo la pratica dello Yin yoga è uno strumento prezioso per imparare a stare e osservare, prima di reagire.

Prendere le sembianze dell’acqua significa anche assumere un atteggiamento fiducioso, affidarsi al flusso della vita. Se impariamo a non fare resistenza a quello che ci viene incontro nella vita; se impariamo ad accettare con una disposizione benevola quanto ci succede, sapremo vedere dietro ogni circostanza un’opportunità. Magari non sono esattamente le opportunità che avevamo immaginato, ma, sono quelle di cui abbiamo bisogno per evolvere. Allora, invece di opporci, lasciamo che accada e scopriamo cosa succede dentro di noi.
Ecco cosa significa affidarsi al flusso della vita! Avere il coraggio di cavalcare l’onda con la fiducia incrollabile, perché sperimentata su se stessi, che la corrente conduce nel posto giusto. Il trucco è assecondare quel flusso, sviluppando la flessibilità necessaria a non arroccarsi sulle proprie posizioni e, nello stesso tempo, rendere sicuro il proprio incedere.

OLI ESSENZIALI

Ginepro: “L’olio della notte”. Aiuta coloro che hanno paura degli aspetti nascosti e sconosciuti di se stessi. Aiuta a capire che le cose che temiamo sono le nostre insegnanti e invece di nasconderci o allontanare quello che non conosciamo, ci incoraggia ad affrontare le paure, soprattutto quelle che ci portiamo dietro da tempo. Insegna anche che non c’è niente da temere quando quando impariamo a vedere tutte le parti di noi stessi.

Zenzero: aiuta ad essere totalmente presenti e attivi nella propria vita, a prendersi la responsabilità di quello che accade, ad impegnarsi per raggiungere uno scopo. Aiuta a sentire che abbiamo la possibilità di essere i creatori della nostra vita.

Basilico: il suo olio essenziale dona forza, coraggio e stimola le ghiandole surrenali. È eccellente per trovare la forza dentro sé quando ci si trova in situazioni di emergenza. Ottimo anche in caso di paura da esame: migliora la concentrazione, la precisione, la logica e aumenta lo stato di vigilanza. Aiuta quando ci sentiamo affaticati e privi di energie, quando ci sentiamo esausti e abbiamo difficoltà a proseguire.

 

Yin Yoga e Autunno: un’introduzione

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Il termine Yin nella visione Taoista, indica un aspetto, una qualità dell’energia, opposta a quella Yang. Yin è un’energia che viene associata all’introspezione, al raccoglimento, alla staticità, alla calma, alla pesantezza, all’interiorià, alla lentezza, al freddo, all’oscurità, alla notte, alla luna, alla terra, al basso, al femminile. L’aspetto Yang di contro, è associato all’espansione, alla dinamicità, al movimento, a ciò che è esterno, al calore, alla luce, al giorno, al sole, al cielo, al maschile, a ciò che sta sopra e alla leggerezza. Questi due aspetti non sono mai separati, ma si completano e si definiscono l’uno per via dell’esistenza dell’altro. Yin e Yang sono i due poli di una stessa realtà. Fanno parte di una Unità e fluiscono in un continuo movimento che oscilla da un estremo all’altro, secondo un andamento che si ripete ciclicamente. Possiamo osservare questa danza in ogni cosa che ci circonda, in primis, nelle stagioni che si susseguono durante l’anno, passando gradualmente da uno stato prevalentemente Yang a uno Yin e viceversa. L’autunno è una stagione di passaggio, di transizione e di trasformazione dell’energia da Yang a Yin.

La visione Taoista della Medicina Tradizionale Cinese descrive questo momento come una condensazione, una sorta di contrazione energetica dopo l’espansione e la dispersione dell’estate, in cui tutto inizia a ritirarsi in vista dell’inverno e quindi diventa importante liberarsi da ciò che non serve più e trattenere e tesaurizzare ciò che è necessario, un po’ come fanno gli alberi con le foglie o come fanno gli animali che si preparano e fanno scorte per il letargo invernale. L’autunno è il tempo per lasciar andare, per ritornare alla terra, un tempo di riposo e contenimento. Secondo la visione Taoista ogni stagione è associata a un elemento. L’autunno è associato all’elemento Metallo: il Metallo è ciò che da valore alla terra, che le da struttura, che la rende ricca (pensiamo ai metalli, ai minerali anche, come a qualcosa di prezioso, un dono delle profondità terrene). Questo elemento al nostro interno ci da un senso di valore, di stima per noi stessi. Così come il Metallo conferisce valore alla terra, così al nostro interno è associato al riconoscimento del nostro stesso valore. Se questo elemento si sbilancia al nostro interno, portandosi in deficit, possiamo diventare incapaci di vedere i nostri doni, i nostri talenti e le nostre qualità uniche. Di contro, se l’elemento si sbilancia in eccesso, possiamo diventare troppo rigidi e severi o dogmatici con noi stessi e con gli altri, e non riuscire più a “lasciar andare”. Diventiamo come barricati dentro dei confini, come in un’armatura e abbiamo necessità di ammorbidirci per lasciar fluire e scorrere la vita e permettere agli altri di avvicinarsi.

L’emozione associata a questa stagione é la tristezza, dovuta, come dicevamo, all’incapacità di vedere la propria bellezza e il proprio valore, ma anche la bellezza e la gioia della vita, vivendola quindi con un senso di apatia e disinteresse, che può portare anche alla depressione. Abbiamo bisogno di elaborare e processare queste emozioni per poi liberarcene e lasciarle andare, mentre può capitare di aggrapparsi ad esse e di trattenerle, e quindi di bloccarsi, vivere nel passato e non riuscire ad andare avanti.

Ogni emozione è legata a una coppia formata da un organo e un viscere, in questo caso, si tratta di Polmoni e Colon (intestino crasso), che svolgono due funzioni principali, quelle di scambio ed eliminazione.

POLMONI: Sono l’organo predisposto alla nostra respirazione, in particolare all’assorbimento del Qi o Prana (energia vitale che ci anima). Essi accolgono, filtrano e poi rilasciano ciò che non serve più. Dopo ogni inspiro e una breve pausa, dobbiamo espirare, rispettando anche qui una ciclicità che è intrinseca alla vita. Dobbiamo lasciar andare per fare spazio al nuovo. Il Polmone, in particolare in questa stagione, può essere interessato da sindromi connesse a patogeni esterni come il Vento, il Freddo, il Calore, la Secchezza e l’Umidità. Del resto il Polmone è un organo “di frontiera”, in connessione diretta con l’esterno tramite le vie respiratorie.

COLON: ha la funzione di assorbire i liquidi e i metalli e di lasciar andare ed espellere tutto ciò che non serve più, cibo, tossine e anche emozioni, e quindi ha la funzione di pulire e purificare il corpo, la mente e lo spirito. Fanno capo al Meridiano principale dell’intestino crasso i liquidi corporei fluidi che esso ha il compito di distribuire (sudore, lacrime, saliva, idratazione cutanea).

I polmoni e il colon lavorano in armonia. I polmoni portano all’interno l’aria fresca, pura dell’autunno, e il colon espelle i rifiuti (assimilazione e purificazione). Dobbiamo essere capaci di fare queste due cose anche nella vita per sentirci bene e in equilibrio: ricevere e lasciar andare (non solo aria e cibo ma anche esperienze, energie, emozioni, pensieri). Questi organi regolano quindi il nostro rapporto con il mondo esterno e mantenerli in buona salute ci permette di contrastare gli eventuali disturbi che potrebbero presentarsi in questo cambio di stagione, che spesso riguardano le vie respiratorie, l’intestino, la digestione.

Anche la scienza Ayurvedica vede l’autunno, Sharad Ritu, come una transizione importante, l’inizio dell’inspirazione della terra. Un momento di raccoglimento, di contrazione, dopo la massima espansione ed espressione della natura durante l’estate (si dice che la terra stia espirando). La terra inizia a ritrarre in sé le forze vitali, le giornate si accorciano e dall’equinozio di autunno torna a prevalere il buio, l’energia introspettiva, femminile. Anche secondo questa visione può essere un passaggio un po’ difficile, che porta malinconia e tristezza. Durante l’estate abbiamo avuto la possibilità di raccogliere e ricevere quanto la Terra aveva da offrirci, ora è arrivato il momento di restituire alla Terra, in modo che possa crearsi nuova energia attraverso la trasformazione. Questa capacità è collegata a un importante concetto dello yoga, chiamato Aparigraha, non attaccamento.

Gli elementi che prevalgono sono ARIA ed ETERE (qualità dell’energia che l’Ayurveda chiama Vata, letteralmente “ciò che si muove”) e gli organi associati, sono anche qui i Polmoni e l’intestino crasso. Portano leggerezza, freschezza, movimento (vento), secchezza o umidità, tutte qualità che possono tradursi in vari disturbi come raffreddori, problemi alla pelle, all’intestino, all’apparato digestivo e altre più sottili come stress o ansia. Abbiamo quindi bisogno di pacificare questi elementi equilibrandoli con l’elemento opposto, la Terra, quindi con pratiche radicanti, che calmino il sistema nervoso e che ci facciano sentire ancorati e sostenuti. L’Ayurveda raccomanda di andare a dormire entro le 22, fare bagni caldi, praticare pranayama (controllo ed espansione del respiro), praticare torsioni, bere bevande e mangiare pasti caldi, assumere spezie come lo zenzero, mangiare verdure dal sapore amaro e astringente, come il limone, per purificare il corpo. Dal punto di vista psichico questa stagione ci invita a interiorizzare le esperienze significative, trattenere solo l’essenziale e a lasciar andare il superfluo per proseguire nel nostro cammino evolutivo. Esiste quindi un accordo, una visione comune tra queste due scienze orientali. Inoltre, entrambe descrivono una fisiologia sottile che comprende dei canali energetici, i cosiddetti Meridiani (MTC) o Nadi (Ayurveda). Essi scorrono in tutto il nostro corpo seguendo dei percorsi che trasportano l’energia vitale (Qi o Prana) in ogni sua parte mantenendoci in salute. A volte questa energia può restare bloccata e stagnare in alcune zone del corpo (corpo materiale, energetico, emotivo, mentale) dando vita, come abbiamo visto, a diversi disturbi.

Lavorando con le posizioni dello Yin yoga, lavorando con il respiro e con la nostra attenzione mentale (consapevolezza), possiamo liberare questi canali in cui l’energia vitale si blocca e non riesce più a scorrere e poi con l’esercizio più Yang, far fluire meglio e rimettere in circolo questa energia. Nella pratica seguiremo il percorso dei meridiani dei Polmoni e del Colon, andando a stimolare l’energia lungo queste linee, ma non solo: lavoreremo sulle torsioni e il radicamento (come previsto dall’Ayurveda).

La pratica dello Yin Yoga è complementare a quella Yang (più dinamica, che genera calore e che interessa principalmente i muscoli, tessuti che rispondo meglio a una sollecitazione ritmica e ripetuta, perché più elastici). Nello Yin Yoga cerchiamo di raggiungere i tessuti più profondi, più rigidi e densi del nostro corpo: legamenti, tendini e ossa, quindi andiamo a stimolare le articolazioni e per lavorarle abbiamo bisogno di un ritmo lento che permetta a questi tessuti più plastici di allungarsi in sicurezza. Il muscolo quando si attiva protegge e stabilizza l’articolazione, perciò lavorando nello yin yoga dobbiamo cercare di rilassare completamente i nostri muscoli, proprio per permettere al lavoro di andare in profondità e raggiungere i tessuti che ci interessano. Questo lavoro porta grande libertà di movimento all’articolazione, migliora la mobilità.

Nella pratica Yin, dovremo osservare tre semplici principi (Tattva):

  1. Entra nella posizione ad una profondità/intensità adeguata
  2. Decidi di rimanere nella posizione
  3. Mantieni la posizione per un lasso di tempo

Una volta nella posizione abbiamo la possibilità di decidere se restare fermi o di muoverci in due direzioni: più in profondità se il nostro corpo si apre e si rilassa, invitandoci ad entrare in una profondità/intensità maggiore oppure fare un piccolo passo indietro se sentiamo che il corpo si irrigidisce e ci manda segnali di tensione (muscoli che si attivano, respiro che si spezza, dolore, ma anche emozioni che emergono troppo intensamente).

Per aiutarci dal punto di vista emozionale a gestire e accompagnare la nostra pratica, ho scelto degli Oli essenziali con delle proprietà emozionali utili allo scopo:

Arancio: Estratto dalla scorza. Olio dell’abbondanza, supporta l’umore e riporta energia, aiuta nei periodi di transizione. Ricorda le infinte risorse offerte dalla natura, ci insegna a donare senza aspettarsi nulla in cambio. Invita a lasciarsi andare e vivere essendo completamente se stessi.

Timo: Estratto dalla foglia. Aiuta a rilasciare le emozioni rinchiuse e intrappolate per tanto tempo, a lasciar andare, anche a perdonare, a liberarci e ad andare avanti alleggeriti e con un senso profondo di apertura.

Cassia: Estratto dalla corteccia. Riscaldante, stimolante e stabilizzante. Regala gioia e coraggio, adatto a chi si sente timido o insicuro e fa fatica a vedere il proprio potenziale, aiuta a vedere i propri doni e talenti, a far brillare la propria luce, stimola il desiderio di esprimersi.

 

Yoga con Anna – Benvenuta Primavera!

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Una pratica alla scoperta delle zone d’ombra nel nostro corpo per portare luce negli angoli più nascosti. Lavoreremo provando ad accogliere ogni asana con un atteggiamento di apertura, creando spazio interno per abitare il nostro corpo con consapevolezza. Purifichiamoci e ritroviamo energia e vitalità!

Yoga con Anna – Yin e Yang

Questa pratica yoga è pensata per riequilibrare e armonizzare le energie Yin e Yang: utilizzando Pranayama (tecniche di controllo del respiro), asana (posizioni) e Kriya (visualizzazioni), cercheremo di approfondire le nostre capacità di osservazione e di ascolto interiore per godere appieno della pace e della serenità che emergono dall’accettazione amorevole e dalla rilassata consapevolezza della propria natura.

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