Il termine Yin nella visione Taoista, indica un aspetto, una qualità dell’energia, opposta a quella Yang. Yin è un’energia che viene associata all’introspezione, al raccoglimento, alla staticità, alla calma, alla pesantezza, all’interiorià, alla lentezza, al freddo, all’oscurità, alla notte, alla luna, alla terra, al basso, al femminile. L’aspetto Yang di contro, è associato all’espansione, alla dinamicità, al movimento, a ciò che è esterno, al calore, alla luce, al giorno, al sole, al cielo, al maschile, a ciò che sta sopra e alla leggerezza. Questi due aspetti non sono mai separati, ma si completano e si definiscono l’uno per via dell’esistenza dell’altro. Yin e Yang sono i due poli di una stessa realtà. Fanno parte di una Unità e fluiscono in un continuo movimento che oscilla da un estremo all’altro, secondo un andamento che si ripete ciclicamente. Possiamo osservare questa danza in ogni cosa che ci circonda, in primis, nelle stagioni che si susseguono durante l’anno, passando gradualmente da uno stato prevalentemente Yang a uno Yin e viceversa. L’autunno è una stagione di passaggio, di transizione e di trasformazione dell’energia da Yang a Yin.
La visione Taoista della Medicina Tradizionale Cinese descrive questo momento come una condensazione, una sorta di contrazione energetica dopo l’espansione e la dispersione dell’estate, in cui tutto inizia a ritirarsi in vista dell’inverno e quindi diventa importante liberarsi da ciò che non serve più e trattenere e tesaurizzare ciò che è necessario, un po’ come fanno gli alberi con le foglie o come fanno gli animali che si preparano e fanno scorte per il letargo invernale. L’autunno è il tempo per lasciar andare, per ritornare alla terra, un tempo di riposo e contenimento. Secondo la visione Taoista ogni stagione è associata a un elemento. L’autunno è associato all’elemento Metallo: il Metallo è ciò che da valore alla terra, che le da struttura, che la rende ricca (pensiamo ai metalli, ai minerali anche, come a qualcosa di prezioso, un dono delle profondità terrene). Questo elemento al nostro interno ci da un senso di valore, di stima per noi stessi. Così come il Metallo conferisce valore alla terra, così al nostro interno è associato al riconoscimento del nostro stesso valore. Se questo elemento si sbilancia al nostro interno, portandosi in deficit, possiamo diventare incapaci di vedere i nostri doni, i nostri talenti e le nostre qualità uniche. Di contro, se l’elemento si sbilancia in eccesso, possiamo diventare troppo rigidi e severi o dogmatici con noi stessi e con gli altri, e non riuscire più a “lasciar andare”. Diventiamo come barricati dentro dei confini, come in un’armatura e abbiamo necessità di ammorbidirci per lasciar fluire e scorrere la vita e permettere agli altri di avvicinarsi.
L’emozione associata a questa stagione é la tristezza, dovuta, come dicevamo, all’incapacità di vedere la propria bellezza e il proprio valore, ma anche la bellezza e la gioia della vita, vivendola quindi con un senso di apatia e disinteresse, che può portare anche alla depressione. Abbiamo bisogno di elaborare e processare queste emozioni per poi liberarcene e lasciarle andare, mentre può capitare di aggrapparsi ad esse e di trattenerle, e quindi di bloccarsi, vivere nel passato e non riuscire ad andare avanti.
Ogni emozione è legata a una coppia formata da un organo e un viscere, in questo caso, si tratta di Polmoni e Colon (intestino crasso), che svolgono due funzioni principali, quelle di scambio ed eliminazione.
POLMONI: Sono l’organo predisposto alla nostra respirazione, in particolare all’assorbimento del Qi o Prana (energia vitale che ci anima). Essi accolgono, filtrano e poi rilasciano ciò che non serve più. Dopo ogni inspiro e una breve pausa, dobbiamo espirare, rispettando anche qui una ciclicità che è intrinseca alla vita. Dobbiamo lasciar andare per fare spazio al nuovo. Il Polmone, in particolare in questa stagione, può essere interessato da sindromi connesse a patogeni esterni come il Vento, il Freddo, il Calore, la Secchezza e l’Umidità. Del resto il Polmone è un organo “di frontiera”, in connessione diretta con l’esterno tramite le vie respiratorie.
COLON: ha la funzione di assorbire i liquidi e i metalli e di lasciar andare ed espellere tutto ciò che non serve più, cibo, tossine e anche emozioni, e quindi ha la funzione di pulire e purificare il corpo, la mente e lo spirito. Fanno capo al Meridiano principale dell’intestino crasso i liquidi corporei fluidi che esso ha il compito di distribuire (sudore, lacrime, saliva, idratazione cutanea).
I polmoni e il colon lavorano in armonia. I polmoni portano all’interno l’aria fresca, pura dell’autunno, e il colon espelle i rifiuti (assimilazione e purificazione). Dobbiamo essere capaci di fare queste due cose anche nella vita per sentirci bene e in equilibrio: ricevere e lasciar andare (non solo aria e cibo ma anche esperienze, energie, emozioni, pensieri). Questi organi regolano quindi il nostro rapporto con il mondo esterno e mantenerli in buona salute ci permette di contrastare gli eventuali disturbi che potrebbero presentarsi in questo cambio di stagione, che spesso riguardano le vie respiratorie, l’intestino, la digestione.
Anche la scienza Ayurvedica vede l’autunno, Sharad Ritu, come una transizione importante, l’inizio dell’inspirazione della terra. Un momento di raccoglimento, di contrazione, dopo la massima espansione ed espressione della natura durante l’estate (si dice che la terra stia espirando). La terra inizia a ritrarre in sé le forze vitali, le giornate si accorciano e dall’equinozio di autunno torna a prevalere il buio, l’energia introspettiva, femminile. Anche secondo questa visione può essere un passaggio un po’ difficile, che porta malinconia e tristezza. Durante l’estate abbiamo avuto la possibilità di raccogliere e ricevere quanto la Terra aveva da offrirci, ora è arrivato il momento di restituire alla Terra, in modo che possa crearsi nuova energia attraverso la trasformazione. Questa capacità è collegata a un importante concetto dello yoga, chiamato Aparigraha, non attaccamento.
Gli elementi che prevalgono sono ARIA ed ETERE (qualità dell’energia che l’Ayurveda chiama Vata, letteralmente “ciò che si muove”) e gli organi associati, sono anche qui i Polmoni e l’intestino crasso. Portano leggerezza, freschezza, movimento (vento), secchezza o umidità, tutte qualità che possono tradursi in vari disturbi come raffreddori, problemi alla pelle, all’intestino, all’apparato digestivo e altre più sottili come stress o ansia. Abbiamo quindi bisogno di pacificare questi elementi equilibrandoli con l’elemento opposto, la Terra, quindi con pratiche radicanti, che calmino il sistema nervoso e che ci facciano sentire ancorati e sostenuti. L’Ayurveda raccomanda di andare a dormire entro le 22, fare bagni caldi, praticare pranayama (controllo ed espansione del respiro), praticare torsioni, bere bevande e mangiare pasti caldi, assumere spezie come lo zenzero, mangiare verdure dal sapore amaro e astringente, come il limone, per purificare il corpo. Dal punto di vista psichico questa stagione ci invita a interiorizzare le esperienze significative, trattenere solo l’essenziale e a lasciar andare il superfluo per proseguire nel nostro cammino evolutivo. Esiste quindi un accordo, una visione comune tra queste due scienze orientali. Inoltre, entrambe descrivono una fisiologia sottile che comprende dei canali energetici, i cosiddetti Meridiani (MTC) o Nadi (Ayurveda). Essi scorrono in tutto il nostro corpo seguendo dei percorsi che trasportano l’energia vitale (Qi o Prana) in ogni sua parte mantenendoci in salute. A volte questa energia può restare bloccata e stagnare in alcune zone del corpo (corpo materiale, energetico, emotivo, mentale) dando vita, come abbiamo visto, a diversi disturbi.
Lavorando con le posizioni dello Yin yoga, lavorando con il respiro e con la nostra attenzione mentale (consapevolezza), possiamo liberare questi canali in cui l’energia vitale si blocca e non riesce più a scorrere e poi con l’esercizio più Yang, far fluire meglio e rimettere in circolo questa energia. Nella pratica seguiremo il percorso dei meridiani dei Polmoni e del Colon, andando a stimolare l’energia lungo queste linee, ma non solo: lavoreremo sulle torsioni e il radicamento (come previsto dall’Ayurveda).
La pratica dello Yin Yoga è complementare a quella Yang (più dinamica, che genera calore e che interessa principalmente i muscoli, tessuti che rispondo meglio a una sollecitazione ritmica e ripetuta, perché più elastici). Nello Yin Yoga cerchiamo di raggiungere i tessuti più profondi, più rigidi e densi del nostro corpo: legamenti, tendini e ossa, quindi andiamo a stimolare le articolazioni e per lavorarle abbiamo bisogno di un ritmo lento che permetta a questi tessuti più plastici di allungarsi in sicurezza. Il muscolo quando si attiva protegge e stabilizza l’articolazione, perciò lavorando nello yin yoga dobbiamo cercare di rilassare completamente i nostri muscoli, proprio per permettere al lavoro di andare in profondità e raggiungere i tessuti che ci interessano. Questo lavoro porta grande libertà di movimento all’articolazione, migliora la mobilità.
Nella pratica Yin, dovremo osservare tre semplici principi (Tattva):
- Entra nella posizione ad una profondità/intensità adeguata
- Decidi di rimanere nella posizione
- Mantieni la posizione per un lasso di tempo
Una volta nella posizione abbiamo la possibilità di decidere se restare fermi o di muoverci in due direzioni: più in profondità se il nostro corpo si apre e si rilassa, invitandoci ad entrare in una profondità/intensità maggiore oppure fare un piccolo passo indietro se sentiamo che il corpo si irrigidisce e ci manda segnali di tensione (muscoli che si attivano, respiro che si spezza, dolore, ma anche emozioni che emergono troppo intensamente).
Per aiutarci dal punto di vista emozionale a gestire e accompagnare la nostra pratica, ho scelto degli Oli essenziali con delle proprietà emozionali utili allo scopo:
Arancio: Estratto dalla scorza. Olio dell’abbondanza, supporta l’umore e riporta energia, aiuta nei periodi di transizione. Ricorda le infinte risorse offerte dalla natura, ci insegna a donare senza aspettarsi nulla in cambio. Invita a lasciarsi andare e vivere essendo completamente se stessi.
Timo: Estratto dalla foglia. Aiuta a rilasciare le emozioni rinchiuse e intrappolate per tanto tempo, a lasciar andare, anche a perdonare, a liberarci e ad andare avanti alleggeriti e con un senso profondo di apertura.
Cassia: Estratto dalla corteccia. Riscaldante, stimolante e stabilizzante. Regala gioia e coraggio, adatto a chi si sente timido o insicuro e fa fatica a vedere il proprio potenziale, aiuta a vedere i propri doni e talenti, a far brillare la propria luce, stimola il desiderio di esprimersi.