I miei appunti – Chakra Swadisthana

CHAKRA SVADISTHANA

Sva: il sè Adhistana: luogo di dimora, ciò che è stabile e sicuro.

E’ collocato nella parte inferiore dell’addome, sotto l’ombelico, in prossimità dell’osso sacro, colore arancione, l’ organo di senso è la lingua, sede del gusto, l’ organo d’azione le mani, elemento acqua, mantra “Vam”.

Svadisthana significa dolcezza e simboleggia il diritto di percepire e provare piacere, emozionarci e volere, di provare emozioni e di esprimerle. La nostra esigenza di sentire la passione, il piacere, la necessità di collegare i nostri sensi alla realtà interiore e a quella esteriore.

La parola emozione deriva dal latino emovere, energia in movimento. Questo chakra riguarda proprio la capacità di muoversi, di essere in grado di cambiare.

Dalla fermezza del primo chakra , dove abbiamo lavorato su radicamento, stabilità e fiducia, ci muoviamo verso la natura fluida del secondo chakra, verso emozioni e movimento, verso il cambiamento, verso la capacità di cedere, lasciar andare, scorrere. L’elemento che lo rappresenta è l’acqua.

Svadisthana chakra rappresenta la nostra identità emozionale, e il suo scopo è l’autogratificazione.

Quando il primo chakra è equilibrato (quindi abbiamo delle basi solide, un buon senso di fiducia in noi stessi e e nel mondo) dobbiano iniziare a dedicarci alle emozioni, al cambiamento, al movimento, attraverso cui la nostra coscienza trova stimolo e si espande.

Se rimaniamo fermi siamo limitati, se invece ci muoviamo aumentiamo le nostre conoscenze sensoriali, facciamo esperienza del mondo, rafforziamo la nostra struttura muscolare, la circolazione, stabiliamo un contatto con il mondo, rendiamo il corpo consapevole.

Ciò che ci muove è il desiderio, che è il nostro impulso vitale perchè ci fa muovere verso ciò a cui aspiriamo.

Ogni emozione viene accompagnata da un movimento, ci porta all’azione, la dobbiamo esprimere con il corpo: se siamo arrabbiati camminiamo freneticamente, la paura ci fa tremare, la tristezza ci fa piangere; il nostro corpo manifesta fisicamente, all’esterno, ciò che proviamo internamente a livello emotivo.

Se il corpo è immobile le nostre emozioni sono congelate e viceversa. Questo ci porta a diventare rigidi e perciò più fragili.

A partire da 6 mesi di età fino ai 24 mesi circa il bambino non è più focalizzato esclusivamente sulla madre ma è attratto e scopre con sempre più autonomia, il mondo che lo circonda. Scopre di essere un’entità separata dalla madre, il nucleo si è separato, ci sono “io” e “tu”, l’altro.

Attraverso il movimento amplia il campo di percezione, aumenta le sue percezioni sensoriali. I sensi ci orientano nel mondo, ci permettono di creare delle connessioni, e di leggere la realtà attarverso il nostro sentito.

Egli si muove, esplora, tocca. Proprio il tatto è il senso attarverso cui, a questa età si prova maggior piacere e si aumenta la propria coscienza. Attraverso le sensazioni aumenta la propria consapevolezza, comincia a percepire come buono ciò che porta piacere e come cattivo ciò che è spiacevole.

Ora il bambino è immerso in un mondo di dualità e rende binarie le sue prime distinzioni, esterno e interno, se stesso e l’altro, piacere e dolore.

Viene così introddotto il tema della polarità, degli opposti. Queste distinzioni binarie dirigono i movimenti del bambino. L’interesse principale del bambino diventa quello di appagare i propri sensi, perciò lo stato emotivo diventa il principale indicatore della realtà e costituisce la base per lo sviluppo dell’identita emotiva.

Il mondo esterno stimola all’interno delle sensazioni, l’espressione di queste sensazioni interne genera un mutamento esterno.

Si inizia a sviluppare il linguaggio emotivo.

Da bambini il piacere ci perviene dal tatto e dalla vicinanza, dalla stimolazione e dalla convalida della nostra esperienza emotiva. I bambini provano piacere nell’essere vivi e nell’esprimere quell vitalità per andare incontro al mondo. Se quell’andare incontro viene ricompensato da amore e incoraggiamento, la vita diventa allora un’esperienza piacevole. Il contatto, il benessere e l’accudimento offrono la sicurezza e il collegamento e permettono di separarsi dalla madre in modo sicuro, di muoversi verso, di tornare, di fidarsi delle proprie emozioni.

Domande di auto osservazione:

Come era considerato il piacere nella vostra famiglia? Lo si teneva lontano o vi si indulgeva? La vostra famiglia si prendeva tempo per le vacanze, si rideva, si giocava insieme? Era predominante il messaggio di duro lavoro e sacrificio come necessari per sopravvivere o come veicolo di forza spirituale? Lavoro e gioco, autodisciplina e piacere erano in equilibrio? In che modo queste attitudini si riflettono nel vostro atteggiamento verso il piacere?

Il piacere ci invita a prestare attenzione ai nostri sensi, a vivere pienamente il presente, a gioire. Il piacere ci invita ad integrare le cose, ad andare verso, mentre il dolore ci invita a separare e disunire, ad allontanarci.

La nostra cultura identifica la maturità con la capacità di negare il piacere, di negare o controllare le nostre emozioni. I piaceri vengono regolati dal senso di colpa, trattenuti all’interno dalla rigidità del corpo e del pensiero. Ciò che diventa rigido diventa anche fragile e vulnerabile. A causa della sua fragilità un sistema rigido ha bisogno di essere difeso e il risutato è la chiusura.

Riassumendo:

Quando ci lasciamo andare e scorriamo liberamente, sperimentiamo una maggiore quantità di energia vitale, il piacere ci invita a lasciar andare, a far scorrere e a muovere. Permettere il libero scorrere dell’energia attraverso il corpo è il compito del secondo chakra.

Quando il piacere viene negato, forgia una persona a cui manca un ingrediente vitale per essere intera, ma non sa ciò che è, che cosa si prova, come cercarlo, o persino che cosa manca.

Noi filtriamo l’esperienza attraverso le emozioni. Quando il piacere (e le emozioni ad esso legate) viene negato, perdiamo il diritto ad esso, ci sentiamo in colpa per la sua mancanza, ci vergognamo di possederlo. Allora tutte le emozioni vengono messe in discussione. Il bambino non ha più lo schermo delle sue emozioni per poter filtrare gli stimoli esterni e perde la capacità discriminante di sani confini. Ne riultano difese eccessive o totale incapacità di proteggersi.

Emozioni

Sono rezioni istitintive ai dati sensoriali. I sensi introducono l’informazione, le sensazioni sono la reazione inconscia a questa informazione. Senza la coscienza le emozioni governano le nostre reazioni. Possiamo scegliere il modo in cui reagire a queste emozioni ma le sensazioni hanno una vita tutta loro.

All’inizio le emozioni sono organizzazioni subcoscie di impulsi che si allontanano dal dolore e vanno verso il piacere.

E’ difficile provare delle emozioni senza qualche tipo di movimento. E’ difficile mantenersi immobili quando siamo arrabbiati o eccitati.

Controlliamo le emozioni gelando i movimenti del nostro corpo: contraiamo le mascelle, il collo e il ventre, inibiamo il respiro e, in genere, ci contraiamo.

Proprio come rilasciare le emozioni libera il corpo, è vero anche il contrario: possiamo muovere consciamente il corpo e liberare le emozioni.

Se il corpo è gelato, incoraggiare il movimento aiuta a liberare le emozioni e a ristabilire vitalità e mobilità.

Necessità

I bisogni sono necessità. Non sono desideri inutii. Quando reclamiamo le nostre necessità, ci assumiamo la responsabilità della nostra soddisfazione.

Desiderio

E’ un impulso spirituale/emotivo che ispira movimento e cambiamento. E’ la necessità dei sensi di trovare soddisfazione attraverso l’espansione, il muoversi verso qualcosa. Se non desideriamo nulla i sensi si chiudono, perdiamo la nostra vitalità, non avvertiamo l’impulso a muoverci oltre. Siamo bloccati, fermi.

Spesso il desiderio viene represso dalla disciplina spirituale.

A lungo sessualità e spiritualità hanno avuto un raporto conflittuale. Simili filosofie ci dicono che per diventare degli esseri spirituali, dobbiamo superare il desiderio, rinunciare alla sessualità, per innalzarci sopra le nostre sensazioni. Altre pratiche, come ad esempio il Tantra, considerano sessualità e spiritualità come un’unità indivisibile, in cui l’una esalta l’altra.

Ma anche trovare Dio è un desiderio, un anelito, una necessità. Senza desiderio non siamo in grado di avere forza sufficiente per ottenere ciò che è difficile, non abbiamo energia, spinta, ispirazione o terreno per la volontà.

Il desiderio è la spinta che ci porta all’azione, è la radice dell’entusiasmo.

Quando comprendiamo le necessità più profonde che stanno dietro i nostri desideri, siamo in grado di soddisfare noi stessi a livello del nucleo dell’essere.

Il desiderio è una combinazione di sensazione e di emozione. Solo rimanendo in contatto con le nostre sensazioni possiamo veramente conoscere i desideri della nostra anima, soltanto  conoscendo i nostri più profondi desideri la nostra volontà può trovare chiarezza.

L’ombra

“L’illuminazione giunge rendendo cosciente l’oscurità” (portare l’ombra alla coscienza).

Il secondo chakra produce il maggior cambiamento nella consapevolezza, la prima esperienza degli opposti ed è associato al numero due, al dualismo e alla polarità. Quindi uno dei compiti dello sviluppo adulto è integrare aspetti della nostra personalità, prima polarizzati e univoci, in un’unità indivisibile.

Recuperare l’ombra e l’integrazione di polarità come il maschile e il femminile, mente e corpo, esperienza interiore ed esteriore.

L’ombra rappresenta le energie istintuali represse, che vengono agite inconsciamente.

Poichè le energie istituali costituiscono la maggior parte delle energie del bambino, veniamo allontanati dall’innocenza e dalla spontaneità del fanciullo interiore.

Quando l’ombra non viene riconosciuta, viene proiettata sugli altri. Viene vista sfilare senza vergogna nel comportamento di quelli che ci circondano, mentre noi rimaniamo onesti e intatti. Quando ci polarizziamo, diventiamo come magneti che attirano a sè il polo opposto. Le qualità ombra sono aspramente criticate e giudicate quando vegono proiettate sugli altri. La presenza di questo giudizio è un indizio della nostra ombra come parte rifiutata di noi stessi. Ci crea un grande disagio avere intorno qualcuno che esprime le nostre energie ombra. Il nostro giudizio è un tentativo di negare la fonte del nostro disagio e nasce dalla risonanza tra la parte rifiutata di sè stessi e il comportamento degli altri.

Riappropriandoci dell’ombra dissolviamo il giudizio e acquisiamo una maggiore accettazione di noi stessi e degli altri, ricostruendo l’unità essenziale.

Colpa

La colpa è il demone del secondo chakra, perchè inibisce il libero scorrere del movimento. Se mi sento in colpa per quello che sto facendo, non ne gioisco pienamente, non posso farne esperienza piena, una parte di me è congelata, limitando o cercando di controllare quello che sto facendo.

Man mano che il secondo chakra si apre alla natura duale della realtà, subito la colpa lo segue da vicino e polarizza la personalità. Ci divide in luce contro ombra, in bene e male. Una personalità polarizzata è caratterizzata da un atteggiamento del tipo o/o, trovandosi bloccati in scelte bianco o nero. I bambini che vivono nel terrore della punizione, si gelano di fronte a questo comportamento assolutista. Le scelte o bianche o nere sono raramente accettabili, ci tengono alla larga dal prendere decisioni e ci intrappolano nella paralisi. Quando vi sentite intrappolati in una visione estremista, fermatevi un momento per chiedervi di che cosa vi sentite colpevoli. Dobbiamo sviluppare la nostra capacità di sentire per poter discernere le sfumature sottili che si trovano tra le polarità. Quando esiste il senso di colpa, non ci sentiamo a nostro agio con le approssimazioni.

Naturalmente esiste un sano senso di colpa, in quanto sensazione che ci permette di esaminare il nostro comportamento prima, durante e dopo le nostre azioni. Quando non viene distorto, il senso di colpa ci avverte dove sono i nostri limiti e dove abbiamo bisogno di cambiamenti. nel suo posto appropriato la colpa non è un demone ma una guida. Solo quando la colpa diventa eccessiva, abituale, interiorizzata domina il libero scorrere del movimento e la piena esperienza sensibile della vita. La colpa è tossica quando ci lega, ma è maestra quando ci guida.

Sesssualità

La sessualità è l’espressione somma dei molti aspetti associati al secondo chakra: movimento, sensazione, piacere, desiderio, emozione, polarità.

E’ l’eliminazione della differenza, l’unione degli opposti, e l’esperienza di connessione che trascende l’isolamento. E’ il terreno su cui si svolge molta della nostra crescita perchè ci porta in contatto con gli altri, che per natura sono diversi da noi. La sessualità è l’incarnazione di Eros, la forza di attrazione, la forza di connessione che unisce e delizia, che collega e addolcisce. Nella mitologia indù Eros è Kama, da cui hanno origine tutti gli dei, il potere vincolante di attrazione che tiene insieme l’universo. Eros unisce psiche e soma, l’io e l’altro, Cielo e Terra.

Accogliere Eros significa avere la capacità di arrendersi e saper fluire insieme alla natura biologica del corpo istintivo/emotivo.

La sessualità è stata massicciamente equivocata nella nostra cultura, la colpa è un diretto antidoto al piacere e all’autostima. La sessualità viene rifiutata e inviata nel regno delle ombre, dove assume la sua forma di dissociazione e dove cerca disperatamente una connessione ad ogni costo.

Recuperare il secondo chakra significa recuperare il nostro diritto di sentire e di avere una sana sessualità. Questo non significa che questa energia culmini sempre nell’atto sessuale. Eros, il piacere, è ben vivo in ogni aspetto della nostra esistenza:il profumo del cibo che cuoce, i colori del tramonto, mangiare un gelato in un giorno caldo, concedersi un bagno rilassante…

Secondo Chakra in Secondo chakra equilibrato

Permette di raggiungere la soddisfazione sessuale, il piacere fisico, il generale godimento della propria vita, permette di sentirsi a proprio agio con il movimemto e il cambiameto, dona movimenti fisici aggraziati. Gli estati emotivi sono stabili e chiari. E’ possibile sentire profondamente senza manifestazioni eccessive. L’equilibrio permette di prendersi cura di sè e degli altri mantenendo confini sessuali ed emotivi sani.

[bhramacharya]

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La sessualità è una sana espressione di intimità, di piacere e di gioia, le linee generali tra adulti consenzienti, di piacere reciproco, di integrazione con la vita dell’altro e di stimolo di crescita, sono un buon modo di cominciare.

La capacità di mantenere due polarità richiede sufficiente flessibilità per espandersi verso entrambi i poli. Non c’è forza che abbia un solo polo. La monopolarizzazione è l’attaccamento a un solo lato della situazione. Crea l’arresto di uno sviluppo che divide una parte di noi stessi opponendola a un’altra e inibisce lo sviluppo e il progresso. Con un occhio solo non percepiamo la profondità. Quando siamo polarizzati ci manca profondità e sensazione, la vita diventa piatta.

In questo chakra molti oscillano tra eccesso e carenza. E’ essenziale rimanere al centro di se stessi (radicati, come insegna il primo chakra) per trovare un sano equilibrio. Questo non significa una rigida restrizione a un centro immobile, ma una fluttuazione  attorno a una stabilità interiore. trovare il nostro centro nell’oceano tumultuoso delle emozioni del secondo chakra.

Carenza

Causerà una limitazione nel movimento dal punto di vista fisico, emotivo e sessuale. Nel corpo ciò si manifesterà con movimenti rigidi o goffi, giunture irrigidite e muscolatura rigida, che non riesce facilmente a lasciarsi andare alla morbidezza e alle sensazioni (camminata rigida, pelvi poco mobili).

Una limitazione del movimento inibisce lo scorrere dell’energia vitale nel corpo e attutisce le emozioni. Poichè il movimento e il cambiamento sono essenziali per il funzionamento del sistema, la rigidità del secondo chakra ci rende fragili. e per proteggere questa fragilità di confini vengono mantenuti molto saldi. Si è convinti che se lasciamo fluire le emozioni verremo travolti in un abisso dove nulla ci può sostenere. A livello mentale la limitazione del movimento e il timore del cambiamento, possono creare una monopolarizzazione delle idee, cioè la convinzione che le cose possano essere fatte solo in un modo (rigidità), creando confini rigidi e ostili.

Poichè il piacere favorisce un’espansione dell’energia dal centro alla periferia, un secondo chakra carente rimane in uno stato di contrazione. La persona tenderà ad evitare il piacere, spesso a causa di una dura critica interna che non può ammettere il divertimento senza autocondanna. Questa negazione può inviare energia ai chakra superiori, muovendosi verso l’alto intensificando creatività, fervore religioso, ossessione per la purezza o ricerca intellettuale.

Il piacere degli altri viene giudicato severamente.

Una carenza può essere il risultato di un ambiente famigliare freddo, o di una tendenza a sopprimere le emozioni per poter tollerare una situazione intensa. In entrambi i casi, la mancanza di emozioni e la corrispondete mancanza di sensazioni fisiche, sono delle strategie di fuga di un secondo chakra carente. Questo produce una sensazione di vuoto, un senso di piattezza nei confronti della vita, la sensazione di essere immobilizzati, un senso di isolamento. Può esservi una sorta di rassegnazione, di apatia o di pessimismo e l’incapacità di rendersi conto delle proprie necessità.

Tutto ciò può manifestarsi con sensazioni sessuali represse, attutite o non esistenti. Un senso di vergogna nei riguardi del sesso, la tendenza a giudicare o semplicemente un’intensa timidezza, che contrae l’energia nel momento in cui dovrebbe invece espandersi e fondersi con l’altro. Il timore del sesso può essere il timore delle emozioni che il sesso dischiude: la vergogna del proprio corpo, il panico riguardo ai confini deboli, l’incapacità di comunicare bene, o qualunque altro aspetto relativo a ferite del passato.

La contrazione del secondo chakra può influenzare  anche il campo sociale, in quanto le abilità sociali richiedono una cultura emotiva, e questa carenza può creare impaccio nelle situazioni sociali o introversione.

Eccesso

Quando vi è un eccesso nel secondo chakra ci si sente vivi al massimo in stati emotivi intensi. Si presenta con agitazione emotiva, ricerca di un’ intensa vita sociale, incapacità di posporre una gratificazione (ipercompensazione per mancanza di soddisfazione emotiva). L’unico momento in cui si sente di vivere e edi essere qualcosa è quando si provano emozioni forti. Per persone del genere è difficile discernere quello che provano dalla realtà della situazione. Non riescono a capire che la loro paura può essere in relazione a qualcosa avvenuta nel loro passato [samskara], oppure che possono fare delle scelte riguardo al modo di reagire. Possono anche essere eccessivamente sensibili dal punto di vista emotivo e le emozioni possono quindi oscillare velocemente da uno stato all’altro.

In una famiglia, quelli che provano emozioni forti possono dettare il comportamento del resto della famigia…questo eccesso crea una carenza negli altri membri. Il dittatore emotivo assorbe tutto lo spazio emotivo e tutti gli altri devono danzare attorno ai suoi stati incostanti, privati del diritto alle proprie emozioni.

Contrariamente all’isolamento dello stato carente, la persona con secondo chakra in eccesso prova un intenso e continuo bisogno di contatto. Senza la capacità di comprendere la separazione si ha difficoltà a separare le proprie sensazioni da quelle degli altri, si ha difficoltà a mettersi in contatto con le loro personali sensazioni. Questo può produrre delle forme di dipendenza sociale, sessuale ed emotiva. Come risultato del profondo bisogno di essere collegati si formano dei confini fragili e c’è poco rispetto per i confini altrui. Il rifiuto e l’attaccamento creano un circolo vizioso. L’eccesso si riversa al di fuori senza posa nel tentativo di veder soddisfatte le proprie richieste, mentre il calderone interno viene svuotato e non sviluppa mai un vero senso di forza o di amore.

Chi è in eccesso, agogna alla stimolazione dei sensi. In contrasto con chi è carente, che invece preferisce colori e cibi più delicati, oppure circondarsi di uniformità, l’eccessivo desidera costantemente stimoli, cambiamento ed eccitazione. E’ orientato verso il piacere, e l’energia ncessaria per alimentare la volontà viene contrastata dalla necessità di una gratificazione immediata.

Controllo: Il controllo riequilibra un secondo chakra in eccesso. Significa non agire immediatamente in base a una emozione, una spinta, un desiderio o una necessità. Non significa che dobbiamo negare o annullare un’esperienza. Il controllo è focalizzarsi sul processo delle emozioni e sulla loro direzione, imparare a tenere la nostra eccitazione e a non sprecarla. Un secondo chakra in buona salute ha la capacità sia di esprimere che di tenere sotto controllo le emozioni come è necessario ed appropriato. Controllare significa accumulare l’energia necessaria alla trasformazione, invece che disperderla e soffrire di uno svuotamento. Stabilire un equilibrio tra controllo e flusso.

Lavorare su Svadisthana

Attraverso questo chakra si coglie il concetto di dualità e di rapporto con l’altro, si oltrepassa la stabilità del centro, del nucleo per intraprendere nuove strade che ci portano in movimento, verso qualcosa o verso qualcuno.

Se questo chakra viene bloccato si danneggia il collegamento interno tra mente e corpo e quello esterno, tra l’io e l’ambiente circostante.

Se ci mancano la stimolazione tattile e l’accudimento, perdiamo il contatto, diventiamo frammentati, isolati, lontani, scollegati. Quando i canali sensibili sono chiusi, ci troviamo prigionieri nel nostro mondo e persi i contatti con le nostre sensazioni siamo fuori contatto con le emozioni degli altri e ci mancano le basi per l’empatia e la compassione.

Può essere molto utile ossevare il modo in cui ci muoviamo. Ad ogni emozione corrisponde infatti un movimento, per cui possiamo liberare le emozioni muovendo in maniera conscia il corpo. Per esempio possiamo allungarci per liberare tristezze nascoste, prendere a pugni un cuscino per sciogliere la rabbia, ballare per esprimere gioia.

Per scaricare un’emozione eccessiva occorre trasformarla in azione.

Il nostro corpo non è una prigione per l’emotività ma deve esserne la forma fisica.

Ricollegarsi alle sensazioni del corpo e/o imparare a limitare le emozioni da cui ci si sente pervasi, portare a compimento i movimenti bloccati.

Riassumendo:

Carenza: limitazione e rigidità nei movimenti, fisicamente, emotivamente, sessualmente; si rimane fermi in uno stato di repressione evitando il piacere, si è introversi, si rischia di apparire freddi nelle relazioni con gli altri.

Eccesso: si è troppo sensibili emotivamente, si prende tutto troppo seriamente, si tende a controllare il comportamento di chi ci è vicino, si vuole cambiare sempre quindi si finisce con l’essere incostanti e con l’arrivare raramente a risultati concreti, cercando sempre e solo la gratificazione immediata evitando le difficoltà.

Equilibrio: sano controllo sulle proprie emozioni, trasformando l’energia anziché disperderla inutilmente. Capacità di leggere le emozioni altrui.

Un secondo chakra in buona salute permette di accogliere il cambiamento senza perdere la stabilità del proprio centro.

Incoraggiare l’eccesso o la carenza a muoversi verso il centro.

Perciò quando il movimento è contenuto, identificare i modelli che lo limitano e si incoraggi il movimento, quando il movimento è eccessivo si impari a contenerlo, rilasciando le emozioni per alleggerire la pressione oppure imparando a tollerare l’intensificarsi della sensazione.

Imparare a prestare attenzione alle correnti e agli implulsi sottili che scorrono attraverso il corpo.

Lo scorrere dell’energia attraverso il corpo è il modo che ha il corpo di restaurare in equilibrio; quando questa corrente viene liberata, fornendo al contempo un contenitore sicuro, questa guarigione viene avviata e ristabilisce il flusso liberatorio che ci permette di espanderci.

Agiamo sempre in favore del naturale processo di guarigione del corpo attraverso il movimento. Questo deve essere fatto lentamente e con grande attenzione.

Soltanto prendendo coscienza delle forze che hanno agito in passato possiamo realmente cambiare il comportamento presente che ci fa sentire in colpa e ci congela.

Lavorare con le emozioni

Le emozioni sono i precursori dell’azione.

Quando la forza che sta dietro un’emozione si accumula senza essere espressa o liberata, crea un eccesso emotivo. E’ necessario creare un modo sicuro di diminuire la forza emotiva e permetterle di essere meglio contenuta e incanalata.

L’energia di un’emozione può essere incanalata in movimenti o attività appropriate (es. pulire casa quando sono arrabbiata, scrivere poesie se ci si sente addolorati, ecc).

Quando le emozioni sono eccessive, possiamo trasferire la nostra coscienza al nostro corpo e alle sensazioni che percepiamo (calore, battito cardiaco, respiro…).

Le emozioni vogliono uscire, trasformarsi in azione ed essere riconosciute.

Abbiamo bisogno di bilanciare questo aspetto portando all’interno la nostra attenzione, al nostro io interiore, così esse si addolciscono e ci offrono un più ricco spunto di informazioni e collegamenti.

Tuttavia liberare le emozioni non è risolutivo se si stratta di un semplice scarico di energia (la persona cerca in continuazione questo sollievo, questa liberazione), ma serve anche una integrazione cognitiva, un movimento dall’inconscio alla coscienza.

La liberazione emotiva coinvolge completamente il corpo. Non è suffiente che la testa registri la tristezza o la rabbia. Ad ogni emozione è associato un movimento e finchè il movimento non viene attuato, il vortice energetico dell’emozione rimarrarà.

Il cambiamento è un movimento e per creare un cambiamento vi deve essere nel corpo un movimento tanto esterno, quanto interno. La persona deve dare senso oltre che voce a ciò che sente.

Modi per bilanciare il secondo chakra:

Praticare Yoga, asana dedicate.

Muoversi, danzare, nuotare.

Meditare, sviluppare osservazione e creare spazio tra emozione ed azione.

Trovare il tempo per concedersi momenti di piacere.

Creatività: Dedicare del tempo a esplorare attività creative come dipingere, scrivere, danzare o suonare uno strumento musicale. Queste attività stimolano la creatività e aiutano a liberare le emozioni represse, ad esprimerle e liberarle.

Concedersi il permesso di esprimere le emozioni senza giudizio. Parlare con amici fidati o tenere un diario emotivo può aiutare a elaborare sentimenti profondi.

Concetti liberamente tratti da “Il libro dei Chakra” di Anodea Judith.